domenica 7 febbraio 2016

Verità e giustizia subito? Certo, come no!



Purtroppo, e sottolineo purtroppo, un ragazzo, ricercatore, studente, giornalista, componente dei servizi segreti o qualunque altra cosa sia stato, è stato ucciso in Egitto, ad Il Cairo
Tralasciando la sua professione ed il motivo (principale o subordinato) per cui si trovasse lì, tralasciando anche il suo nome per rispetto di fronte alla morte (ingiustificata) di un qualsiasi essere umano, questo qui ha avuto altresì la sfortuna di essere italiano. 
Perché sfortuna? 
Perché non si scoprirà mai il colpevole né la dinamica né le ragioni che hanno portato alla sua uccisione. In altri termini, non avrà giustizia.
Per un po’ si parlerà di servizi segreti egiziani, poi della polizia, poi si avvalorerà l’idea di un fantomatico incidente stradale o di un’invasione aliena. Alla fine tutto sarà silenziato, sarà coperto da sabbia desertica e sarà dimenticato per qualche altro scandalo che, ciclicamente e pacificamente sconvolgerà le nostre opinione già labili di loro.
Chiaro, oggi il Governo fa la voce grossa. Pretende verità e chiarezza. Manderà pure i nostri investigatori in Egitto, disposti e preparati a tutto pur di avere verità e giustizia in tempi brevi. Lo ha affermato il Ministro della Giustizia Orlando. Lo ha ribadito il Ministro dell’Interno Alfano. Sul ministro degli esteri Gentiloni stendo un velo pietoso dato che, lo sappiamo tutti, l’Italia è sguarnita di una qualunque parvenza di diplomazia estera o di autorevolezza in campo internazionale.
Giustizia e verità subito.
Come no! 
Facciamo finta però di dimenticare che noi siamo quel paese (la minuscola è voluta!) in cui non si è riusciti a capire chi (il perché si sa..) ha deciso di coprire le statue artistiche durante la visita di un capo iraniano nè chi le ha materialmente coperte. Siamo quel paese che non ha mai diffuso (ufficialmente) la verità su Ustica; quel paese che non si è fatto giustizia per i morti del Cermis né per Calipari. Siamo quel paese che da anni lascia i Marò in India senza batter ciglio.
E siamo inoltre quel paese i cui investigatori sbagliano tutto ciò che si può sbagliare (e anche quello che non si può sbagliare) nelle indagini per l’omicidio di Meredith Kercher in modo che la Corte di Cassazione ha gioco facile nell’assolvere un’americana (e di converso il di lei fidanzatino); siamo quel paese i cui investigatori dopo 30 anni scoprono che forse ad ammazzare una ragazza era stato un suo amico/spasimante; siamo un paese i cui investigatori dopo decenni su via Poma accusano a destra e a manca che tanto prima o poi qualcuno lo beccano.
Ah, dimenticavo, siamo un paese che conosce il nome di un terrorista/pluriassassino (tale Battisti) ed ha la grande autorevolezza politica internazionale da permettere a qualsiasi Paese estero di negare l’estradizione  e consentire al terrorista di far la bella vita.
Ora però, si.. chiaro.. avremo verità e giustizia in tempi brevissimi!
Come no!!

lunedì 25 gennaio 2016

Pastori e pecoroni



Vi è un tema caldissimo in Italia, dibattuto ovunque: sui giornali, nei talk shows, negli oratori, nei barbieri ed anche dal pescivendolo abusivo appostato all’angolo della strada.
Ebbene si, in Italia, laddove imperversa ancora una crisi economica che per la politica è già passata mentre il comune cittadino che giornalmente esce da casa, compra il pane, lavora e chiede di esser pagato per il servizio reso, la crisi è tutto fuorchè che passata; laddove la corruzione nella Pubblica Amministrazione e nelle camere della politica è a livelli altissimi, doppiando quasi la cima dell’Everest; laddove la disoccupazione non accenna a diminuire e neanche a fermarsi, ma aumenta (e non c’è Jobs Act che tenga perché si sa che è una emerita baggianata – mi riprometto di trattare l’argomento!); dunque, in Italia, laddove ci sono tutti questi atavici problemi e tantissimi altri (senza scomodare l’enciclopedia per citarli, quali la criminalità organizzata, l’evasione fiscale ed anche il traffico a Palermo), l’informazione (chiamamola informazione) si occupa delle unioni civili e della stepchild adoption ed il popolo (chiamiamolo pecorone) si azzanna in TV, manifesta in piazza ornato di mille colori, si barrica in Parlamento e disturba dall’eterno poeti, scrittori e cantautori. 
Perché?
Me lo chiedo non perché snobbo il problema. Anzi, in verità si si, lo snobbo. Lo snobbo perché in realtà non è un problema. Diventa sale solo per volere dell’informazione (così chiamata) su mandato della politica (e il pecorone abbocca!). 
Che catastrofe dovrebbe accadere al genere umano se si dovesse prevedere una parvenza di tutela giuridica per le unioni civili (alias famiglia del terzo millennio)? Che male ci sarebbe a tutelare i rapporti patrimoniali e “sociali” nascenti in una famiglia di fatto?
Ah beh, se concedi la tutela patrimoniale e sociale, soprattutto agli omosessuali, va a finire che questi poi vogliono pure sposarsi e adottare figli. Gli omosessuali non aspettano altro, si sa!
E quindi? Dove sta il problema?
Il matrimonio tra omosessuali toglie qualcosa al matrimonio fra eterosessuali? L’adozione concessa alle famiglie di fatto, anche se composte da omosessuali, toglie qualcosa alle adozioni  concesse alle “famiglie tradizional/canoniche”? 
Dubito che un bambino che non possiede nulla (denaro e affetto) possa essere privato di qualcosa. O si può privare dal nulla chi possiede nulla?
Solita ipocrisia italiana nazional/politica/popolana. Dirottiamo l’attenzione del popolo verso le frivolezze in modo che nessuno osi continuare a guardare ai veri scandali della politica (lavoro che non aumenta nonostante la rinuncia alle tutele dei pochi che mantengono una forma di lavoro dipendente; instabilità economica e bancaria causata dai soliti “ignoti”, la mafia dentro la politica anche se ormai è più reale parlare di politica dentro la mafia). 
Il pastore indica la strada più battuta ed il pecorone la percorre senza farsi altre domande.
E nel frattempo lasciamo decidere sulle unioni civili e sulla famiglia vescovi e cardinali (che notoriamente sanno di cosa si parla quando l’argomento sono figli e matrimonio), politici sposati, separati, divorziati, risposati, ri-separati e ri-divorziati, il tutto condito da amanti in ogni “seggio elettorale” e, dulcis in fundo, giusto per non farci mancare nulla, dall’Europa (entità astratta che diventa vincolante solo quando conveniente).
Fatti non foste…

sabato 9 gennaio 2016

Incipit

 Era davvero necessario aprire un altro blog che, tra l'altro, non dice nulla di nuovo rispetto a tutto ciò che vien detto da altri in altri luoghi?
La risposta possiede, in sé, i caratteri della relatività (e cosa non ce l’ha?!?).
Se sei giunto sin qui, le ragioni possono essere limitatamente diverse: hai forse cercato qualche parola chiave in rete e la rete ti ha indirizzato qui (ed allora spero - e dubito - che tu abbia trovato quel che cercavi!); o forse hai errato a digitare qualche tasto nella tua ricerca, il tuo dito si è avventurato in un piccolo gesto di ribellione e tu per magia sei stato indirizzato qui (ed allora credo che tu non ti sia neanche fermato a leggere queste poche righe!); od ancora hai cliccato a destra e manca nello sconfinato mare di internet fino a giungere, con incoscienza e nolontà, fin qui e qui, spinto dall’umana curiosità dell’altro (Alio), hai iniziato a leggere qualcosa (Aliud) ponendoti infine la domanda fatidica: era davvero necessario un altro blog?
Mi tocca darti una risposta?
Vediamo..
Aliud pro alio, tecnicamente e latinisticamente vuol dire “qualcosa per altro”. Se ci pensi bene, siamo circondati di “qualcose” che sembrano “cose” ma che in realtà sono “altro”. 
I ragionamenti che si fanno con gli amici (alcuni amici) sono aliud pro alio; i discorsi che sentiamo alla TV o leggiamo sui giornali, fatti da politici, notabili, illuminati e luminari della vita moderna sono aliud pro alio.
Fermiamoci un attimo qui.
Io sono al tempo stesso relativamente giovane, per lo Stato Italiano, ed anche relativamente vecchio a tal punto da aver sentito i discorsi della Prima, della Seconda e (secondo alcuni) della Terza Repubblica. Se i discorsi, i proclami, le promesse ed i programmi elettorali lanciati negli ultimi 30 anni fossero stati davvero quel qualcosa che illo tempore apparivano, oggi io sarei diverso, tu saresti diverso ed anche l'Italia sarebbe diversa. Ed invece nulla. Nisba. Nada. Tutto è uguale a prima. Il cambiamento promesso non è mai esistito semmai il cambiamento, in realtà, si è rivelato mantenimento. 
Quel mattacchione di Cicerone avrebbe detto: Aliud pro alio.
D’altronde, e se ne fa un “gran” parlare di questi tempi, anche uno dei più famosi (ed essenziali aggiungo io) romanzi della letteratura mondiale (Il piccolo Principe di Antoine de Saint-Exupéry) si apre con aliud pro alio. Ricordi no? 
Breve inciso: mi auguro tu l'abbia letto. Se non lo avessi letto, hai due possibilità: interrompi la lettura di questo blog e corri a sfogliare, leggendolo, il romanzo sopra citato oppure chiudi questa pagina e adieu!
Tornando al piccolo Principe, una delle prime immagini del romanzo è il disegno mostrato dal Principe che non dovrebbe incutere timore in quanto rappresenterebbe un cappello salvo in realtà rappresentare un boa che aveva mangiato un elefante. Ecco l'aliud pro alio.
Ergo, siamo circondati, sovrastati, attanagliati, caratterizzati ed infine coperti da aliud pro alio.
Voilà, una ragione posta a base dell’apertura di questo blog è il non allineamento alla filosofia consenziente dell’aliud pro alio. L’aliud pro alio non finirà ed io, nel mio infinitamente piccolo, forse per me stesso, non mi allineo; anzi, scrivo qui i miei pensieri per quel che sono, con i loro ridondanti difetti e le loro impercettibili sfumature.
Soddisfatto dalla mia risposta? No eh.. Vabbè, me ne farò una ragione. In fondo, come ho già detto, la domanda ha in sé il crisma dell’oggettività ma la risposta no. Essa è naturalmente, e cioè per sua natura, colma fino all’orlo di relatività. Dipenda da ciò che chi risponde pensa, da ciò che chi risponde dice, da ciò che chi risponde vuole fare intendere e da ciò che chi ascolta vuol capire.
Aggiungici poi che spesso si sente il bisogno di scrivere per non dimenticare di avere un pensiero e le risposte che ti ho dato sono due. 
Melius abundare quam deficere.
Inutile dire infine che il flusso di pensieri ed opinioni è mutevole , incostante e scostante conseguentemente nessuna periodicità degli scritti.
Au revoir.